[Video] IPN ed Archeologia Informatica incontrano ed intervistano Nolan Bushnell, il fondatore di Atari, al Gamesweek 2013
Diciamoci la verità: se non fosse per il grande seguito e per il volto noto, questo tranquillo 70enne avrebbe potuto aggirarsi indisturbato per i rumorosi stand del Gamesweek 2013 di Milano e non venire nemmeno notato.
Alto, ironico e con una grande storia da raccontare, Nolan Bushnell (classe 1943) ha tenuto una conferenza a Milano durante la quale ha raccontato passato, presente e futuro dei videogame, dei computer e di molte altre cose.
Ha parlato molto del passato di Atari, della nascita di Pong e del mercato dei videogiochi: ha rivendicato la paternità di quest’ultimo, della commercializzazione dei videogiochi, non della loro creazione, come molti erroneamente credono.
(Consigliamo a chi fosse interessato, un libro ben scritto sulla storia di Atari: Atari Inc.: Business is Fun.)
Durante la conferenza ha ripercorso la sua carriera dal momento in cui creò con Ted Dabney (co-fondatore di Atari) il primo videogioco da a gettoni della storia: Computer Space, estremamente innovativo ma poco fortunato, basato sull’esperienza che Bushnell ebbe giocando a SpaceWar su un PDP-1 nel 1966 all’Università dello Utah.
Ha parlato molto della creazione di Atari, di Pong, il primo vero successo, della console VCS-2600, per lungo tempo (fino all’avvento di Xbox e PS) la console più venduta di sempre con 30 milioni di unità vendute ed un parco software notevole.
Ha ricordato come già alla fine degli anni ’70, prima di lasciare Atari alla Warner, avesse previsto di incorporare una connessione telefonica nel 2600 per permettere giochi online!!!
Ha parlato molto anche di Steve Jobs, ovviamente, ricordando aneddoti non sempre edificanti anche se con grande entusiasmo per i suoi risultati (non solo i successi, ma anche gli insuccessi da cui seppe riprendersi) e per i prodotti che ci ha lasciato.
Il presente ed il futuro di Nolan Bushnell che, va ricordato, è principalmente un imprenditore oltre che un grande innovatore, è legato a diverse iniziative tra cui Brainrush, un sito di giochi (!) didattici, il recente libro Finding the Next Steve Jobs: How to Find, Keep and Nurture Creative Talent in cui spiega come ‘nutrire’ i nuovi talenti e molto altro.
Il tema della didattica, dei nuovi lavori (“metà dei lavori tra 10 anni sarà ‘nuovo'”), della necessità di investire in ricerca & sviluppo e di… vincere la pigrizia!
La frase più importante in questo senso è racchiusa in questa slide:
Una volta uscito dalla conferenza, Carlo Santagostino ed io (Stefano Paganini), abbiamo anche avuto il piacere di incontrarlo personalmente e di porgli alcune domande.
Quale il futuro dei videogiochi?
Bushnell ha risposto di credere molto nella creazione di “micronets” di utenti e di smartphone che spingerà in avanti la gaming experience: si tratta di software non esattamente semplici che devono trattare livelli di complessità notevoli.
Anche durante la conferenza ha parlato dell’integrazione di sistemi già in uso (smartphone, in particolare) con sistemi di Augmented Reality, non solo per il gaming ma anche e soprattutto per la didattica.
Quali dispositivi, ad esempio Google Glasses o Oculus?
Google Glasses è ancora troppo primitivo e serve, al momento, a ricreare giochi simili a ‘retrogaming’.
Il futuro è, a detta di Bushnell, indubbiamente, nella direzione dell’integrazione di questi device immersivi con gli attuali sistemi di gaming.
Carlo ha poi chiesto cosa ne pensasse della concorrenza (Vectrex e Intellivision) dell’Atari VCS-2600.
Bushnell ha ricordato che in realtà aveva già venduto Atari alla Warner (una decisione che ha più volte ribadito di aver rimpianto) e che la stessa Warner mancò di sfruttare il grande potenziale del VCS 2600 investendo in ricerca & sviluppo restando invece arroccata su una posizione di leadership che presto perse a favore dei competitor (più evoluti, più aggressivi).
Bushnell dichiara che il VCS-2600 avrebbe dovuto essere rimpiazzato già nel 1979-1980, dato che il prezzo delle memorie era in calo e che il motivo per cui avevano dovuto fare tante rinuncie in fase di progettazione hardware e anche software era proprio il costo dei componenti e avrebbe potuto migliorare l’architettura del sistema.
“Warner era una società di dischi…” il suo lapidario commento.
In conclusione, scopriamo che Bushnell, nonostante dica di non essere più il gamer di una volta, almeno con gli shoot-em-up, al momento gioca a Minecraft (ne ha parlato anche durante la conferenza).
Thank you, Nolan.