[Podcast] 2×02 – Una grande storia italiana, prima parte: Camillo Olivetti
Nuova puntata del podcast di Archeologia Informatica e primo episodio dedicato ad un’importante storia italiana (che, infatti, racconteremo in più puntate).
Parliamo di Olivetti, del marchio, della famiglia e del significato che ha avuto nella storia industriale italiana ed in particolare nello sviluppo dell’informatica.
In questa puntata, Carlo Santagostino ed il sottoscritto, Stefano Paganini, cominciano questo percorso tracciando un profilo di Camillo Olivetti, il fondatore della società, che, a cavallo tra la seconda metà dell’800 e la prima metà del ‘900 ha portato numerose innovazioni all’interno del mondo industriale italiano, nonchè della tecnologia in sè.
E’ una puntata con poca elettronica e molti ticchettii: diciamo più meccanica ed elettromeccanica; rappresenta l’essenza vera dell’archeologia informatica, le vere basi, non solo tecnologiche ma anche legate alla ricerca e sviluppo
Nato nel 1868 da una famiglia molto agiata, il padre commerciante, la madre figlia di banchieri e con una cultura di livello superiore e di respiro internazionale, si laurea al Politecnico di Torino, dove segue i corsi di Galileo Ferraris, autentica autorità dell’epoca.
Lavora a Londra in un’industria meccanica per un anno, una delle tante esperienze pratiche e dirette, all’estero, che gli permetteranno di costruire il proprio pensiero industriale e la propria visione di un differente utilizzo della tecnologia.
Tornato a Torino, intraprende un viaggio negli USA, al seguito di Ferraris che, pare, non parlasse bene Inglese (a differenza del giovane Olivetti); durante questo viaggio, tra le altre esperienze, ha l’occasione di incontrare Edison nel suo laboratorio/fabbrica e di vedere una realtà avanzatissima, per l’epoca (ma anche oggi), di ricerca e sviluppo di brevetti e prodotti industriali.
Scrive al cognato nel 1893:
« 13 agosto 1893. (…) Adesso che ti ho dato qualche impressione sulla città, ti dirò come vi ho passato il mio tempo. (…) Il sig Hammer ci condusse a Llewellin Park, distante una mezz’ora di ferrovia da New York a vedere il laboratorio di Edison. Il sig. Edison in persona ci venne a ricevere e fece con noi un po’ di conversazione e ci eseguì sul suo fonografo alcuni pezzi di musica. Come vedi ho cominciato presto a far la conoscenza di persone celebri. Edison ha là a Llewellin Park un enorme edificio che come la maggior parte degli edifici industriali e privati di qui è in legno. Là oltre una bellissima biblioteca e un magazzino in cui tiene un po’ di tutto ha un enorme laboratorio con una settantina di cavalli di forza motrice, macchine, dinamo elettriche, torni, macchine utensili, un gabinetto completo di fisica ed uno di chimica, un gabinetto fotografico e persino un teatro dove sta facendo esperienze, che pare fino adesso non riescano molto, sul cinematografo. È aiutato da un numero grande di assistenti e qualunque cosa gli salti in mente di costruire lo può fare senza difficoltà. Edison è un bell’uomo, alto e tarchiato dalla faccia napoleonica. È gentile ma essendo piuttosto sordo, e d’altra parte non essendo il prof. Ferraris capace per il momento né di intendere, né di spiegarsi molto in inglese, la conversazione non fu molto animata.(…) »
(Camillo Olivetti, Lettere Americane, Fondazione Adriano Olivetti, 1968-1999)
A questo punto, il viaggio americano di Olivetti procede in numerose altre tappe tra cui Palo Alto e Stanford, dove diventa assistente di elettrotecnica: in pratica Olivetti conosce l’archeo-Silicon-Valley, e si dimostra pienamente all’altezza della situazione.
Torna in Italia e, da questo momento, comincia la sua avventura imprenditoriale, con una società che vende biciclette e macchine per scrivere.
Dopo qualche inizio complicato, dal 1908, cominciò a dedicarsi alle macchine per scrivere, divenendo il primo produttore in Italia di queste ‘meraviglie meccaniche’, puntando da subito su design, ergonomia e qualità dei materiali: concetti che avrebbero accompagnato tutta la storia più moderna del marchio: il primo prodotto fu la storica Olivetti M1, che diede inizio ad un naming dei prodotti ripreso anche in anni più recenti.
Fonte: Museoscienza.org
Abbiamo cercato di portare un piccolo contributo alla storia di un uomo che non fu solo industriale, ma anche politico, tecnico, ricercatore, uomo del suo tempo, impegnato nel sociale e nel costruire fabbriche vivibili e ricche di servizi (una rarità per l’epoca) e di creare (ricambiato) un rapporto particolare con chiunque lavorasse con lui.
All’interno della puntata troverete anche l’inserto di Antropologia Informatica a cura di Paolo Sammartino, che riprende la precedente discussione sulla misurazione del tempo.
Le fonti di questo episodio sono numerose: sicuramente vanno citate le pagine di Wikipedia, di StoriaOlivetti e, ovviamente, della Fondazione Adriano Olivetti.