Supercomputer Cray 1: due ingegneri alla ricerca dell’OS perduto e della ricostruzione di un modello funzionante
A partire dalla metà degli anni ’70, il nome di Seymour Cray è stato associato ai più importanti supercomputer mai prodotti.
Non solo la potenza ma anche il loro design (dovuto spesso alle esigenze pratiche di raffreddamento dei circuiti) è rimasto nell’immaginario collettivo e in molte pellicole cinematografiche.
Tra le tante apparizioni, ecco un Cray Y-MP su cui siedono e chiacchierano Robert Redford e Ben Kingsley ne I signori della truffa del 1992.
La società esiste ancora, anche se ha modificato nome e parzialmente business, essendo stata acquisita nel 2000 da Silicon Graphics.
All’epoca il CRAY-1 aveva una capacità di calcolo di 250 MegaFLOPS; poi sono arrivati altri modelli come il Cray-2, Cray YMP, e così via.
Oggi il pronipote del CRAY-1, il Jaguar-Cray XT5 è un miliardo di volte più potente: circa 2 PetaFLOPS.
Seymour Cray, purtroppo, ci ha lasciato nel 1996, troppo presto per vedere molti altri sviluppi del mercato dell’elettronica e dei computer, sempre più piccoli e sempre più veloci.
Di lui ci rimangono pochi filmati, questo è uno dei pochi in cui presenta il Cray 1 all’università di Berkeley:
Un terzetto di aneddoti ci spiegano il personaggio.
Secondo Jim Cray (citato da C. Gordon Bell in Seymour Cray Prospective), quando domandarono a Cray che strumenti CAD avesse utilizzato per progettare il Cray-1 lui rispose che preferiva la matita numero 3 e un quaderno a quadretti.
Quando gli dissero che Apple Computer aveva acquistato un Cray per progettare il nuovo Apple Macintosh, Cray rispose che era curioso dato che lui aveva appena comprato un Macintosh per sviluppare il nuovo Cray.
Cray non aveva mai visto di buon occhio i sistemi basati su parallelismo massivo, ritenendo per questioni di carattere tecnico che le soluzioni basate su pochi processori molto veloci era sempre preferibile. Una sua famosa frase era: “Se devi arare un campo preferiresti utilizzare due forti buoi o 1024 polli?”.
Chris Fenton e Andras Tantos hanno deciso di ri-costruire un Supercomputer Cray-1 e hanno raccontato quanto NON sia stato semplice partire da zero.
Hanno svolto un eccellente lavoro di ricerca e di preservazione della storia di questo storico tipo di oggetti.
Il risultato finale è un PC, o meglio l’hardware di un PC, racchiuso nel caratteristico chassis così tanto anni ’70 (ma in scala 1/10, quello originale pesava circa 5 tonnellate…).
Il lavoro di Fenton, che lavora con i supercomputer di oggi, si è incrociato con Andras Tantos, ingegnere alla Microsoft, che ha portato un notevole contributo nel ricreare il COS – Cray Operating System.
Di fatto, le problematiche affrontate includevano:
– la mancanza di ‘testimoni’ di questi sistemi,
– la mancanza di documentazione ufficiale,
– il fatto di non poter accedere fisicamente alle macchine,
– l’impossibilità di non poter leggere i dischi (da 50 MB) del Cray.
I due, non solo hanno raggiunto l’obiettivo (e ci stanno ancora lavorando) ma hanno svolto un eccellente lavoro di documentazione che vi consiglio di leggere sul post originale.
In particolare:
“For these machines (Cray-1 or X-MP) you couldn’t really go into a store and buy an application, like you do for a PC these days. Now, you just ‘install’ Word and it runs. For these machines, everything came in source-code format and you needed to compile it before you could run it. You use the … compiler to turn it into machine code the machine could understand,” Tantos said. “That was the main way you interacted with these machines. Without the compiler, you can’t feed it that.”