Vieni avanti… COMPUTER!
di Carlo Santagostino.
A volte in Archeologia Informatica parliamo di qualcosa che non ti aspetti, e questo articolo potrebbe sembrare fuori posto, ma per chi avrà la pazienza di leggerlo sino in fondo potrà scoprire qualcosa di interessante ed inaspettato.
Per noi nati negli anni ’70 la filmografia di Lino Banfi è qualcosa che è rimasto nel nostro DNA, come i film di Bud Spencer e Terence Hill, di Cochi e Renato (Pozzetto), del mitico Paolo Villaggio e di tanti altri che hanno formato la nostra “cultura” comica.
Di Lino Banfi in particolare sono innumerevoli i film di cui, in serate più o meno goliardiche, si citano frasi e spezzoni. Dal “benvenuti a sti…” del commissario Auricchio alla “bizona” del mitico allenatore Canà, ma per noi informatici (e anche non) c’è SEMPRE una scena che viene immancabilmente citata…
Per i pochissimi che non conoscono ancora Il titolo del film, da cui è tratta questa celeberrima scenetta è “Vieni avanti cretino”. Un film italiano del 1982, diretto da Luciano Salce (indimenticabile regista di “Fantozzi” e “Il secondo tragico Fantozzi”) e interpretato da Lino Banfi.
La sinossi del film è molto semplice, Lino Banfi interpreta Pasquale Baudaffi, un piccolo criminale che è finalmente uscito di prigione grazie a un’amnistia generale, e suo cugino – interpretato da Franco Bracardi – che lavora nell’ufficio di collocamento, si impegna per trovargli colloqui con la speranza di vederlo reinserito nel contesto sociale. Questa scusa permette quindi a Lino Banfi di interpretare diverse gag che diventano dei “mini episodi” legati da questo filo conduttore. Ma attenzione, il film in questione in realtà è molto più “pensato” di quello che si potrebbe immaginare.
Il titolo infatti è un esplicito omaggio alla famosa battuta dei fratelli De Rege, e con essi alla tradizione dell’avanspettacolo italiano. Molti degli sketch proposti nella pellicola sono veri e propri classici dell’avanspettacolo, come ad esempio l’equivoco dentista/casa d’appuntamenti.
Quello che segue è un estratto dell’intervista fatta a Roberto Leoni (sceneggiatore del film) che si trova sul DVD di Vieni avanti cretino:
«Non è vero, come molti credono che alcuni sketch furono improvvisati direttamente sul set, ma sono stati, invece, il risultato di una accurata ricerca degli sceneggiatori sugli archetipi della comicità popolare da Plauto alla commedia dell’arte, al Vaudeville, al varietà, compresa la celeberrima sequenza del dialogo in dialetto barese con i sottotitoli in arabo davanti al Colosseo. L’unica eccezione nata sul set dalla collaborazione tra Banfi, Salce e gli sceneggiatori è la canzone anglo-iberico-pugliese “Filomeña” cantata alla festa.»
Il film ebbe un grande successo commerciale poiché realizzò più di tre miliardi di lire d’incasso ai botteghini, senza contare gli innumerevoli passaggi televisivi sempre con ottima audience.
C’è inoltre da ricordare che nello sketch di nostro interesse, l’epicità comica si ottiene anche grazie alla magistrale interpretazione di Alfonso Tomas – nome d’arte di Alfonso Mostacci (Roma, 23 novembre 1928 – Roma, 3 ottobre 2005) – l’attore che interpreta il personaggio del “dottor Tomas”, un manager industriale affetto dalla sindrome di Tourette.
Il personaggio appare solo pochi minuti rispetto alla durata complessiva del film ma l’eccezionale interpretazione di Alfonso Tomas al fianco di Lino Banfi lo ha reso indimenticabile.
Ma ritorniamo alla questione posta all’inizio dell’articolo, come mai ne stiamo parlando qui in Archeologia Informatica?
Si da il caso che lo spezzone di film in oggetto fu girato presso un luogo importantissimo per la storia della ricerca scientifica in Italia, per la precisione nei Laboratori Nazionali di Frascati (LNF) dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Laboratori destinati alla ricerca in fisica delle particelle fondati nel 1954 per ospitare l’elettrosincrotrone da 1.1 GeV, primo acceleratore di particelle costruito in Italia.
Si desume facilmente che in laboratori di ricerca di tale importanza i computer, o meglio per dirla con i termini dell’epoca, gli “elaboratori elettronici” erano sicuramente presenti ed utilizzati in maniera preponderante, e si dà il caso che l’informatizzazione di quei laboratori a quel tempo (1982) era in mano ad una delle aziende di informatica più importanti al mondo, la DIGITAL.
I protagonisti dello sketch non sono quindi solo Baudaffi ed il dott. Tomas, ma anche i computer, reali e veri mainframes dell’epoca che presenti nella importante location sono stati utilizzati come parte attiva nel film.
L’idea di scrivere questo articolo nasce quando parlando di questa mitica gag su Facebook, leggo un commento scritto dall’amico Marco Gastreghini che riporta un post di un suo ex collega della DIGITAL ormai in pensione, Sebastiano Salvati, nel quale venivano rivelati dettagli del luogo e dei computer che vi appaiono, oltre a qualche divertente aneddoto.
Salvati, occupandosi dell’assistenza DIGITAL presso l’INFN di Frascati, ha lì conosciuto Ermanno Polli, il responsabile dell’ufficio dove è stato girato lo sketch e che ha aiutato la troupe ad utilizzare il computer lì presente; un nuovissimo (per l’epoca) PDP11/44 con un paio di RA81 ed il TS11.
Il PDP-11/44 è un mainframe della Digital introdotto nel 1980, è storicamente importante in quanto è stato l’ultimo modello della serie PDP-11 ad essere costruito utilizzando porte logiche discrete; i modelli successivi saranno tutti basati su microprocessore. E’ stata anche l’ultima architettura PDP-11 progettata dalla “Digital Equipment Corporation” (DEC), i modelli successivi saranno realizzati con chip VLSI e basati su architetture di sistema già esistenti. La CPU a virgola mobile del PDP-11/44 si chiama “FP-11”, si tratta di una scheda che utilizza sedici processori AMD Am2901 “bit slice” a 4 bit, quindi è una CPU operante a 64 bit e con un supporto di ben 4 MB di memoria fisica, che per il 1982 era TANTA.
Il RA81 è un’unità disco fisso (Winchester) non rimovibile con una capacità di 456 Mbyte introdotta proprio nel 1982. Si collega al controller tramite il bus SDI (Standard Disk Interconnect) ed è possibile collegare al controller unità aggiuntive per aumentare la capacità di archiviazione dei dati, ogni unità disco è autonoma con alimentatore e sistema di raffreddamento integrato.
Il TS11 è invece un’unità a nastro a 9 tracce che si collega tramite cavo a un modulo “Unibus” (M7982) chiamato “controller TS11”. Una curiosità a riguardo di queste unità a nastro è che in determinate circostanze “impazziscono”, facendo girare entrambe le bobine in direzioni diverse. Per questo motivo ottenne il soprannome di “Tape Stretcher 11”!
La vera protagonista è però la telescrivente una LA120 DecWriter III dove per interrompere la stampa e farla riprendere si usavano le combinazioni di tasti <CTRL> S e <CTRL> Q. Ermanno Polli ha raccontato a Salvati che per girare quella scena aveva bloccato il tasto <CTRL> con un pezzo di carta, e nel film si vede!
Sul fatto che il tasto utilizzato per far partire la stampa era “Q” ci costruirono sopra la celebre gag:
“mi dovrebbe attivare la telescrivente col CU…”
“col CU… ?”
“sì col Q, la lettera”
“AAAH col Q la lettera!”
Da ricordare anche che la “voce” in falsetto della telescrivente che va in errore “buco sbagliato!” è di Luciano Salce, il regista.
Ma analizzando bene l’episodio – sebbene il PDP-11/44 con la telescrivente LA120 sono gli effettivi protagonisti – non sono gli unici ad apparire ma ci sono anche degli altri famosi computer vintage a fare da “comparse” di un certo calibro.
Nell’ufficio di Ermanno Polli infatti fanno bella mostra di sé anche un Hewlett-Packard 9100, uno dei primi “computer da scrivania” della storia, accompagnato da un bellissimo plotter da tavolo: il “9862A calculator plotter” del 1973. L’HP 9100 è ricordato anche per la famosa causa in cui Hewlett-Packard è stata condannata a pagare circa $ 900.000 di royalties alla Olivetti per aver copiato alcune delle soluzioni adottate nel Programma 101, come la carta magnetica per il salvataggio dei programmi e l’architettura di memoria interna.
Nella stanza accanto all’ufficio, per intenderci dove squilla il telefono, spunta un altro ben conosciuto computer della HP, per la precisione un HP 9805. Facente parte della famiglia di quelle che inizialmente erano chiamate “calcolatrici programmabili” in realtà furono successivamente correttamente etichettati come “computer desktop”. La famiglia delle “HP 9800” era l’evoluzione della prima HP 9100, anche chiamata “98 line”. Dal modello 9830 inclusero pure di serie un interprete del linguaggio BASIC.
Infine, ben visibile nell’ultimo strepitoso ingresso in scena del Dott. Tomas, gloriosamente fa la sua apparizione un sistema DIGITAL DEC PDP-15 completo di telescrivente e unità a dischi rimovibili RK05.
Il PDP-15 è stato il quinto e ultimo dei minicomputer a 18 bit prodotti dalla Digital Equipment Corporation, oltre a vari sistemi operativi, il PDP-15 aveva compilatori per Fortran e ALGOL. Il PDP-15 è stata l’unica macchina a 18 bit di DEC costruita con circuiti integrati TTL piuttosto che con transistor discreti.
L’RK05 era un’unità a disco rimovibile dove ogni “disk-pack” aveva la capacità di circa 2,5 megabyte. Introdotto nel 1972, era simile al 2310 introdotto da IBM nel 1964 e utilizzava un disk pack simile al 2315 di IBM, sebbene quest’ultimo avesse la capacità di “solo” 1 megabyte.
C’è da dire che però non tutto ovviamente era effettivamente verosimile ma l’ingegno degli autori si scatenò inventando improbabili strumenti di controllo “cibernetici” utilizzando elementi recuperati o trovati nel set.
Il mitico “Avvisatore” in cui bisognava “Zufolare” era infatti un normale fischietto da arbitro incollato all’armadietto.
E la leva di disattivazione del “circuito Z” non era nient’altro che uno strizzatore da lavapavimenti industriale incastrato sotto il pannello delle connessioni di rete (con i mitici connettori coassiali BNC).
Riferimenti:
http://www.lnf.infn.it/esperimenti/aiace/group.html
http://www.pdp-11.nl/peripherals/disk/ra81-info.html
https://www.headcrashers.org/comp/pdp11/ts11.html
https://www.dailymotion.com/video/x2u7ce7
http://www.hp.com/hpinfo/abouthp/histnfacts/museum/imagingprinting/0016/index.html
http://hp9100.com/
Complimenti all’autore, l’articolo è davvero interessante ed aggiunge ancora più meraviglia a questo mitico film, che considero un vero e proprio antidepressivo in pellicola.
Sapevo già della location, che erano i Laboratori Nazionali di Frascati, ma la spiegazione di tutti i computer d’epoca presenti nelle scene è impagabile.
Sono il direttore responsabile del magazine Smart Marketing e curatore della rubrica cinema dove ho recensito questo film giusto un anno fa (https://bit.ly/3aESGoI).
Non conoscevo il vostro sito, ma da oggi avrete un nuovo appassionato lettore.
Grazie mille per i complimenti e siamo onorati di averla da oggi tra i nostri lettori, e tempo permettendo, magari può dare un ascolto anche alle puntate del nostro podcast. Grazie ancora!
Salve , qualcuno mi sa dire la marca e se si trova la pulsantiera rosso verde , io e un mio amico stiamo diventando matti a cercarla , da quanto ho capito e’ roba gia esistente , non una prop
Buongiorno, penso fosse un pulsantiera per cancelli a distanza, l’avevo letto in un articolo tempo fa, ora non lo trovo più.
Salve,
per caso ha poi trovato maggiori informazioni sulla pulsantiera rosso verde?
Grazie
Io non sono di RM ma lavoro a Frascati ed un collega del posto, parlando di queste scena del film, mi ha detto fosse stata girata ai Laboratori nazionali di Frascati. Cercando in rete ho trovato questo articolo, beh che dire: “Fantastico!”. Questo film e tanti altri di Lino Banfi me li faceva vedere il mio adorato papá… Quante risate. Ed inoltre grazie a questo articolo ho scoperto tutti i vari aneddoti che non conoscevo. Grazie grazie grazie
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